08-10-2005
‘RAGAZZE INTERROTTE’ secondo Alan J-K-68 Tasselli
Ho
sempre avvertito una naturale attrazione verso le pellicole trattanti il tema
della schizophrenia, in quanto io stesso un adorabile schizophrenico… perciò,
nell’assistere a ‘Ragazze Interrotte’ (‘Girl, Interrupted’,
James Mangold, 1999), è stato come ‘fare visita’ ad alcuni miei fantasmi
del passato, rispecchiandomi in più di una circostanza nei feticismi e
maniacalità di alcune delle protagoniste.
‘Girl, Interrupted’/’Ragazze Interrotte’ prosegue il lungo percorso inizialmente tracciato da ‘Qualcuno Volò Sul Nido Del Cuculo’ (‘One Flew Over The Cuckoo’s Nest’, Milos Forman, 1975), sebbene, a differenza del film avente come protagonista il Jack Nicholson migliore di sempre, non possegga quella incisività dissacratoria verso le Istituzioni di cui si fece splendidamente portavoce il capolavoro di Forman: non altrettanto epocale ed innovativo, dunque, ma, più semplicemente, una riuscita panoramica/sintesi sulle testimonianze raccolte dalla scrittrice Susanna Kaysen durante la sua permanenza nel celeberrimo McLean Hospital di Belmont, Massachusetts, uno dei più prestigiosi d’America.
Fulcro, indiscusso epicentro della pellicola è Lisa (Angelina Jolie) il cui derragliante ma al contempo fiammante carisma genera una carica magnetica devastante: impossibile staccarle occhi e mente di dosso: i suoi ‘flash schizophrenici’ sono veri e propri ‘elettroshock visivi’, mentre la chioma biondo-oro è la punta dell’iceberg in grado di abbagliare lo schermo: le sue terremotanti entrate in scena hanno la stessa forza espressiva di gelide folate di vento che travolgono barche immobili su di un oceano da calma piatta, un uragano dalla forza inarrestabile che si diverte a sconquassare la rigida staticità mentale delle compagne d’Istituto: è, in altri termini, l’istrionico protagonismo di Lisa/Jolie che conferisce decisive impennate d’interesse alla pellicola di James Mangold, fungendo da perfetto contraltare alla tendenzialmente suicida Susanna (Winona Ryder), quest’ultima sofficemente spossata dalle proprie dolci nevrosi, perennemente in bilico tra sospensione esistenziale e lucide analisi sul nuovo ‘ecosistema sociale’ con il quale si trova, suo malgrado, ad interagire: lo scontro tra la ‘sperduta’ Susanna e le acide, sferzanti ‘coltellate schizophreniche’ di Lisa rappresentano la vera ragione di accentramento emotivo di cui si fa (piacevolmente) carico questa pellicola. Viene così ad instaurarsi, fra le due protagoniste, una bizzarra alchimia: i ‘singhiozzi emotivi’ di Susanna si fondono meravigliosamente nelle eruttazioni di esasperato, demoniaco egocentrismo di Lisa: è un tripudio di contrasti, ove al silenzio lucido e meditativo di Susanna subentrano, strupatrici, i vorticosi assalti verbali di Lisa, più che mai mattatrice del Mc Lean Hospital.
Tuttavia il film è anche caratterizzato da alcune scelte stilistiche non propriamente indovinate: si prenda come esempio la carrellata di volti ed espressioni accompagnate dalla suadente, avvolgente melodia di ‘How To Fight Loneliness’ dei Wilco: il taglio ad essa conferita è nettamente ‘video-clippistico’, aspetto che denota un’interpretazione alquanto superficiale della realtà (ahinoi, da quando il video-clip impera, parecchi cineasti sono caduti in una trappola simile… e mi duole assai). …per non parlare del (tragico?) suicidio di Daisy, tutt’altro che imprevedibile. Ancora: ciò che manca, in ‘Girl Interrupted’, è una scena madre di grande spessore: sia ben chiaro, vi sono tante minuscole scene-madri, ma tra queste nessuna possiede quella sferzante carica espressiva atta a renderla memorabile e fissarla nella mente dello spettatore. E, per concludere, il finale: fastidiosamente ‘riparatorio’, un‘happy ending’ in tipico ‘american-style’, ruffiano e posticcio quanto basta: una imperdonabile banalità che, sebbene in minima parte, incrina il non comunque disprezzabile tasso qualitativo di ‘Ragazze Interrotte’. Insomma… in termini più concisi: il cerchio doveva per forza essere chiuso, della serie: ‘…tutto è bene quel che finisce bene’… Mah… (= intercalare di disappunto… mi comprimo, contorco e contraggo, magari sganciando un ‘peto di disagio sociale’… ahahahah…). …non vi sembra una conclusione pacchianamente buonista per un film incentrato sul tema della schizophrenia?… La follia umana merita ben altro, cari miei Pindaro-schizophrenici!!…
Perche’ non attingere all’insanità mentale attraverso altre modalità espressive, eliminando, e definitivamente, l’ultra-obsoleto cliche’ avente come oggetto le cliniche psichiatriche?…
Tasselli…
interrupted…
Alan J-K-68 Tasselli (Luca Comanducci
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