Raramente un disco ed un artista
hanno cosi' egregiamente rappresentato un ideale "punto di rottura"
nell'ambito di un genere. Ed altrettanto raramente si e' stati travolti da un
assai sconvolgente, "tellurico" "groove", capace di
"impossessarsi" dell'ascoltatore e lasciarlo piacevolmente stordito,
in estasi dopo un coito musicale di oltre 40 minuti. "STAND", terza
opera dei SLY AND THE FAMILY STONE, e' il disco innovativo per eccellenza
dell'intricato, sempre vivo e pulsante mondo della black music d'oltreoceano.
"STAND" ha il preciso, inconfutabile merito di aver saputo
coniugare la precedente tradizione della Soul Music con i lisergici
esperimenti della psichedelia dei tardi anni '60, portando a compimento un
inedito, sensuale (e non poi cosi' implicito) "erotico appeal", su cui
tutte le successive leve della Black Music faranno affidamento. Ancor piu' di
James Brown (in quanto esponente di un funky energico ma
in fin dei conti piuttosto monocorde e quintessenziale) e di George
Clinton, Sly Stone ha avuto le intuizioni piu' debordanti e geniali, lasciandosi
spesso trasportare da un istinto iconoclasta e libertario, donando alla sua
musica un fascino ed una intensita' esecutivo-strumentale capaci di varcare con
infinita classe e straripante
personalita' i confini di un tempo spesso troppo severo ed
estremo in qualita' di indiscusso giudice del valore di determinate opere
musicali. Per la prima volta nell'ambito dell'articolato panorama della
musica di colore, un musicista avrebbe azzardato un principio di alchimia
musicale e strutturale assolutamente inusuali per i tempi.
"STAND" rivelera' il vertice creativo-alchemico di SLY STONE e
tutt'ora puo' essere considerato come l'"iniziatore" della moderno
rhythm'n'blues. Tutte le innovazioni stilisti- che e compositive presenti nella
attuale musica nera sono egregiamente, irresistibilmente riassunti in questo LP
straordinario. E' il 1969, ed il mondo e' ancora travolto, distorto dalla
recente ondata di psichedelia che, avuta origine a meta' degli anni '60 nella
West Coast californiana, e' stata
in seguito ripresa e poi adattata da gruppi pionieristici
quali i Pink Floyd di Syd Barrett. Il 1° Giugno esce Sgt. Pepper, e, pur
non considerandosi un disco di
psichedelia a tutti gli effetti, sancira' una rivolu- zione concettuale e
musicale senza precedenti, dando il via ad una numoro- sissima progenie di
esperimenti, la maggior parte dei quali pacchiani e grave- mente irrisolti o, in
taluni casi, semplicemente inascoltabili, colossali falli- menti che avrebbero
portato nel giro di pochi mesi, ad una comprensibile
saturazione del mercato musicale. Sly
Stone aveva gia' al suo attivo un altro LP di fondamentale importanza per
l'evoluzione del Nuovo Soul: DANCE TO THE MUSIC, disco rivelatore ed
anticipatore delle innovazioni stilistiche che avrebbero trovato la risonanza
piu' assoluta ed inarrestabile in STAND. Il LATO A e' assai dimostrativo di come
un geniale musicista riesca a fondere piu' contaminazioni musicali senza
apparire eccessivamente pretenzioso o nel proporre un discorso musicale senza
una precisa identita'. Ogni ingrediente e' dosato alla perfezione; si avra' come
risultato un perfetto cross-over (il primo, in assoluto) in grado di saper
coniugare il Soul dei Padri fondatori, strettamente derivante dal rhythm'n'blues,
con le complesse, spesso sature strutture di certo rock psichedelico in voga
allora. STAND, l'omonimo brano di apertura, introdotto da un singolare quanto
indicativo rullo di tamburi, irrompe sull'orecchio dell'ascoltatore con pathos e
vigore allo stesso tempo, ideale anticipatrice del "pop-funk-psychedelic"
in prossimita' di arrivo. Le "danze" ad uno dei dischi piu' eccitanti
di sempre vengono aperte dal primo, estenuante "acid-funk-trip", DON'T
CALL ME NIGGER, WHITEY, il cui tono minaccioso quanto simbolico dell'estremo
orgoglio del popolo nero, e' costruito attorno ad un monolitico, ipnotico e
reiterato riff, un esempio da manuale di lunghe improvvisazioni senza apparente
soluzione di continuita' tipiche del pop psichedelico dei tardi '60, accoppiate,
in una miscela esplosiva e senza precedenti, ad un "feel" black dalla
rara potenza e magnetismo. Il wha-wha ossessivo ed incalzante e' viva,
incontestabile testimonianza dell'incalcolabile
influenza che la chitarra di Hendrix ha avuto sul proseguio
e l'evoluzione della musica nera. Si tratta di 10 minuti tra i piu'
intensi di tutta la storia della musica afro- americana del Ventesimo Secolo. Un
orgasmo di uno sfrenato, violento amore senza inibizioni, all'interno del quale
si crea un climax di fervente attesa e di spasmodico, eccitante caos. Caos che
viene legittimato da quello che puo' essere considerato il "FULCRO" di
STAND, ovvero I WANT TO TAKE YOU
HIGHER, illuminante prototipo di quel funky colorato e piacevolmente
eccessivo negli arrangiamenti che dominera' il mercato musicale dei neri
per quasi tutto il decennio successivo. Semplicemente travolgente, a suo modo erotico, liberatorio nella piu' larga
accezione del termine; un'onda di amplessi strumentali, sorretti da un basso
violentatore e da ottoni che appaiono essere la trasfigurazione musicale
di ampie frustate ai danni (un piacevole... danno, comunque!...) del nostro
orecchio, sempre avido nell'apprendere nuovi tracciati onde sod- disfare un
ipotetico, mai del tutto sazio, "palato uditivo". A seguire questo
vortice schizophrenico in musica, emerge un soul piu' moderato ma non meno
eccitante: SOMEBODY'S WATCHING YOU e' esemplare nel mostrare al pubblico una
soluzione musicale ricca di sottintesi sessuali sempre sottolineato da un
compiacimento reciproco. In STAND e' anche genuinamente sottintesa la tipica
arroganza dei neri (e di Sly in particolare), ma l'achimia composta dall'insieme
di musicisti inter-razziali, i melodic hooks ed il vigore delle loro interpre-
tazione rendono il disco irresistibilmente appetitoso; ogni nota sembra
completare quella successiva, senza alcun accenno di eccesso sonoro o
pretenziosita' d'accatto, alla fine anche la piu' lampante esagerazione
viene idealmente compensata, giustificata dal genio creativo e
interpretativo di Sly Stone. L'ultimo vero highlight e' composto da un'altra
lunga suite, SEX MACHINE (che non ha nulla a che vedere con l'omonimo brano di
James Brown), se possibile ancor piu' monolitica ed impregnata di divagazioni
psichedeliche, sulla falsa riga della debordante DON'T CALL ME NIGGER, WHITEY.
SEX MACHINE legittima il sound innovativo di SLY AND THE FAMILY STONE,
gettando le basi e scrivendo il vocabolario-base di tutta la musica funky a
venire. Completano l'opera due autentiche "catchy songs" quali SING A
SIMPLE SONG, EVERYDAY PEOPLE e YOU CAN MAKE IT IF YOU TRY, queste ultime due
scelte come singolo. Se volessimo, dunque, cercare uno spartiacque che divida,
da un punto di vista storico-musicale la vecchia dalla nuova musica Soul, STAND
concorrerebbe certamente per il primo posto. Difficilmente un disco ha sancito
cosi' idillicamente, cosi' sfacciatamente ed autoritariamente, il passaggio tra
il vecchio ed il nuovo verbo della
black music. Qualsiasi argomento o supposizione a voi venga in mente circa
l'evoluzione di questo genere, sarete costretti
a compiere un vertiginoso salto indietro nel tempo, onde giungere ad un
freneticissimo 1969, affinche' voi dobbiate fare i conti con
STAND ed i suoi creatori, SLY AND THE FAMILY STONE, I legittimi
Padri della MODERNA MUSICA NERA. ACCEPT NO
SUBSTITUTE!!! A man and his very
own funky music!!!
ALAN
"J-K-68" TASSELLI ... e' stato bello danzare con voi sotto le note i I WANT
TO TAKE YOU HIGHER.... e' stato
bello.... fare l'amore con voi sotto le note di DON'T CALL ME NIGGER.......
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