21-10-2004
‘INDAGINE
SU UN CITTADINO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO’
secondo
Alan J-K-68 Tasselli
Non
esiste, al di fuori del vastissimo ed espressivo catalogo del Cinema Italiano,
una pellicola come 'INDAGINE SU UN CITTADINO AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO’
(Elio Petri, 1970). Cio' a testimoniare l'unicita' dell'opera, a suo tempo
'etichettata' come 'satira politica', sebbene parlare di ‘satira’
apparirebbe alquanto riduttivo e superficiale: il film diretto da Elio Petri
e’, in realta', una splendida, originalissima ‘farsa grottesca’,
attraverso la quale, mediante riuscitissime, debordanti caratterizzazioni e
situazioni spesso sconfinanti nel paradossale, viene ridicolizzata l'immagine
degli Organi di Giustizia del Bel Paese: i protagonisti si trasformano in
inesorabili, involontariamente comiche macchiette le quali, nell’immaginario
collettivo cinematografico, rappresentano, seppur con stili e temi differenti,
l'ideale continuazione del concetto dissacratorio esposto ne’ 'IL DOTTOR
STRANAMORE' di Kubrick. Epicentro e mattatore assoluto del film di Petri, un
inesauribile Gian Maria Volonte', nei panni di uno stimatissimo Ispettore di
Polizia (soprannominato, per il potere acquisito e l’apparente
incorruttibilita’ del suo operato,’Il Dottore’) appena promosso Capo della
Squadra Omicidi, un individuo perdutamente innamorato di se’ stesso e della
sua autorita’, tanto da ordire
una trama inverosimilmente spregiudicata: al termine dell’ennesima, sadica e
passionale notte d’amore passata con la sua amante Augusta (Florinda Bolkan),
il Nostro ‘esemplare’ Ispettore, dopo averla sgozzata con un taglierino,
architetta, con maniacale, agghiacciante scrupolo, il suo piu’ ‘alto
oltraggio’: lasciare ogni traccia ed impronta digitale di se' sul luogo
del delitto, ‘sfacciatamente’ 'servite' su di un piatto d'argento ai suoi
colleghi poliziotti. Quale piu' acido, spudorato ed intelligente attacco
all'ipocrisia di un Sistema marcio sin dalle viscere?... Quale migliore e piu’
anti-convenzionale atto d'accusa? - un atto che non ha pero' bisogno di essere
'scortato' da eccessive, pompose dosi di 'politicismi' e/o stancanti proclami
anti-istituzionali. 'INDAGINE' e' un inedito, riuscitissimo 'quadretto italico'
su di un ‘pool’ di assai improbabili 'garanti della giustizia' cosi' inetti,
goffi ed incapaci da risultare ‘tragi-comicamente’ surreali: gia', perche'
'INDAGINE' e' un capolavoro di 'surrealismo poliziesco', attorno al quale
'trottolereggia', ‘ballando’ sulle teste dei suoi subordinanti,
l'Ispettore-‘Dottore’/Volonte' (nel ruolo piu' dissacratorio ed esuberante
della sua carriera): uno spassosissimo, dilagante, irriverente istrionismo
dominato da espressioni facciali e smorfie di assurda comicita', un
irrefrenabile sali-e-scendi di sussulti e deliri di onnipotenza: un personaggio
che e' (consapevolmente) la parodia di se' stesso: non esiste limite alla sua
capacita' di autocelebrazione ed ultra-arroganti dichiarazioni di potere
‘vomitate’ sui suoi 'inferiori'. Attraverso la figura del 'cittadino al
di sopra di ogni sospetto', uomo dalla psicologia complessa e bistrattata,
Petri compie una tagliente panoramica sui concetti di intoccabilita’ ed
immunita’ agevolanti tutori della legge dalla mente malata e corrotta, del
tutto inconsapevoli del limite abbondantemente superato dalla loro stessa‘obesa’
megalomania: all'uomo potente, autoritario ed apparentemente insospettabile
e' permesso fare qualunque cosa, compiere qualunque atto criminale, quasi gli
fosse concesso per volonta' divina. Percio', non solamente uno 'spappolamento
ideologico' ai danni di organi giudiziari (e, conseguentemente, politici) ma
anche (ed in particolar modo) una ‘sagra assurdo-grottesca’ sull'uomo
e la sua innata superbia, sorretta da abusi di ogni genere e nefandezze morali
criminalmente permesse da quel soggiogamento psicologico e morale indotto dalle
autorita’ grasse, avide di potere. Ma questo appena rilasciato non e’ che un
personale, ulteriore commento che non pretende di aggiungere alcunche’ alla
qualita’ finale della mia analisi: ‘INDAGINE’ e’ cosi’ ‘sperticatamente’,
‘sbracatamente’ diretto e ‘sopra le righe’ che non vi sarebbe bisogno di
perpetuarsi in inutili elogi e contro-elogi da accatto.
Fattore
non secondario verte sul fatto che la pellicola di Elio Petri non tende mai ad
abbracciare le (facili, attentatrici) corde della demenzialita’ pura bensi’
rimane coerentemente legata ad un principio di ‘melodramma grottesco’,
idillicamente sostenuto dal famoso tema musicale composto dal leggendario Ennio
Morricone, un accattivante connubio tra colonna sonora da ‘mafia-movie’ e
commediaccia italiana anni ’70, con quel suo caratteristico, sinuoso e
ficcante intercedere di insolente pianoforte, simulante piu’ un colossale
sfotto’ (con accezione positiva, of course!!…) che un semplice
accompagnamento sonoro.
In
definitiva, ‘INDAGINE’ costituisce una ‘provocatoria anomalia’ nel campo
dello ‘smontamento sociale-politico’ del nostro paese, fondendo genere
giallo/poliziesco ed intelligente, abrasiva comicita’:: Petri insegna che si
puo’ fare (doveroso almeno provarci!!…) cinema d’impegno senza che questo
sia costretto a sacrificarsi in nome di scontatissimi, patetici ‘slogan pacifisti’ e/o ‘manifesti
post-sessantottini’.
Ma,
chissa’ perche’, nessuno
sembra, fino ad ora, aver tenuto conto della magistrale lezione
offerta
da Elio Petri e Gian Maria Volonte’…
…gia’…
chissa’…
ALAN
J-K-68 TASSELLI (LUCA COMANDUCCI)
Questo
testo è depositato presso www.neteditor.it
e quindi coperto da diritti d'autore. Esso non potrà essere riprodotto
totalmente o parzialmente senza il consenso dell'autore stesso.